Biografia di |
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Robert Graves "Una cosa considerevole di Shakespeare è che egli è davvero molto bravo nonostante tutte le persone che dicono che è molto bravo" I suoi libri |
Artefice di versi di stampo classico, ha sempre strenuamente difeso le ragioni della poesia in un'epoca dominata, a suo parere, da interessi economici e fanatismi politici, considerando lo scrivere versi come l'opera più meritevole.
È stato uno dei maggiori poeti e letterati inglesi del ventesimo secolo, nonché autore di saggi critici, romanzi, riadattamenti e opere di fantascienza.
Nato da padre irlandese e madre tedesca, studiò al St John's College dell'Università di Oxford.
Durante la prima guerra mondiale, combatté in Francia, nel reggimento dei Fucilieri del Galles e fu ferito gravemente nel 1916.
Sulle sue esperienze militari scrisse numerosi versi e dedicò alla guerra un dissacrante libro, "Addio a tutto questo", nel 1929.
Fu professore di letteratura inglese all'Università del Cairo nel 1926; dal 1927 si ritirò a scrivere a Maiorca: lasciò l'isola solo negli anni dal 1961 al 1966 per insegnare poetica a Oxford e, saltuariamente, per conferenze in università americane.
Nel 1943 compose un manuale per gli scrittori di prosa inglese: "Il lettore è alle vostre spalle", mentre nel 1954 pubblicò una raccolta sulla mitologia greca, a cui seguirà nel 1963 un raccolta sui miti ebraici.
Una semplice lapide, nel bucolico scorcio della chiesa parrocchiale di Deià,che un tempo era stato sacro alla dea bianca di Pelion, funge da ultima dimora del poeta.
La fondazione che porta il suo nome ha rilevato e sistemato la sua vecchia casa, che si trova in località Ca n'Alluny, a poche centinaia di metri dal centro di Deià, per diffonderne l'opera.
Nella Lockwood Memorial Library di Buffalo (Stato di New York) è stata allestita una mostra permanente di oltre cento dei suoi libri e manoscritti.
Graves ha approfondito, su temi di natura poetica, lo studio antropologico di James Frazer.
La teoria fondamentale è che sia esistito un continuum culturale in tutti i popoli indoeuropei, le cui tracce si possono individuare dai Veda, alla Bibbia, ai miti gaelici.
La religione primitiva, secondo Graves, è legata essenzialmente all'agricoltura, e venera la Dea Madre Terra come divinità superiore.
Da un iniziale "monoteismo", sono poi scaturite le diverse divinità, secondo i tempi, i luoghi, le etnie, le guerre.
Così ogni aspetto della Dea si è di volta in volta personificato, con nomi diversi, rimanendo facilmente individuabile nelle diverse culture: salta subito agli occhi per esempio la corrispondenza dei culti greci e romani, sebbene questo sia dovuto principalmente alla contiguità spaziale e temporale delle due culture.
Graves, riprendendo Frazer, ipotizza che la ritualità nasca dalla necessità dell'uomo di essere padrone del ciclo della terra, così da non lasciarsi soggiogare dalla crudeltà della natura.
Poiché le scelte su come, dove, quando e cosa coltivare erano in mano ai sacerdoti, e non ai contadini, esse venivano conservate e tramandate per mezzo dei misteri (dal latino mysterium, in greco μυστήριον mystherion, derivato di μύστης mysthes "iniziato", a sua volta derivato di μυέω myeo "iniziare ai misteri ").
La ricerca di Graves parte dallo studio dell'alfabeto irlandese.
Valutando una nutrita vastità di dati e seguendo un personalissimo, e controverso, filo logico, Graves individua in realtà, nella successione alfabetica delle lettere, un indovinello che, ricomposto secondo l'ordine dei mesi dell'anno liturgico, nasconde il nome ineffabile di Dio, il Tetragrammon, o meglio le sue vocali che tutti cercano.
Le invasioni di popoli pastori-guerrieri provenienti dall'est hanno pian piano usurpato la religione dei contadini e imposto i propri dèi maschili: i miti che raccontano stupri da parte di divinità maschili (basti ricordare Zeus) sarebbero il retaggio mitologico di tali eventi antropici. Come accade spesso nelle migrazioni, però, è la cultura invasa a essere quella più forte, che comunque sopravvive e ingloba la cultura sopravveniente.
Si impongono quindi i nomi dei nuovi dèi del pantheon degli invasori, ma la struttura cultuale rimane quella preesistente.
Fino a quando il dio maschile del Tetragrammon, il Dio degli Eserciti (Sabaoth) non ne esce vittorioso.
JHWH è un dio maschile, che ha spezzato la ciclicità della storia imposta dalla Dea: un tempo, per rendere fertili i campi, il compagno della Dea veniva sacrificato ogni anno per un novello sposo, come raccontano numerosi miti in altrettante numerose varianti.
JHWH, quindi, si impone come unico e onnipotente Dio: un dio geloso, sottolinea la Bibbia. (Vedi anche studi di Mauro Biglino)
Graves, in particolare, individua nel profeta ebreo Ezechiele il fautore principale di questa rivoluzione religiosa, che non si limita al solo popolo ebraico, ma si diffonde, sempre seguendo la linea temporale delle migrazioni, fino all'occidente celtico.
Questa passata religione matriarcale è stata successivamente considerata come età dell'oro dai movimenti femministi, un'era primigenia nel quale il "potere" era nelle mani delle donne, e tutto si trovava in un equilibrio perfetto, destinato però a crollare per l'arroganza del maschio usurpatore, portatore di guerra e distruzione.
Durante la sua lunga vita Graves scrisse più di 140 opere. Tra queste sono state tradotte in italiano:
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"Addio a tutto questo" (autobiografia), 1929 "Io, Claudio", 1934, vincitore del James Tait Black Memorial Prize "Il divo Claudio e sua moglie Messalina", 1934 "Belisario", 1938 "David Copperfield, rivisitazione spregiudicata del libro di Dickens" "La storia di Marie Powell, moglie di Milton", 1943 "Il lettore è alle vostre spalle", 1943 "Il vello d'oro" (The Golden Fleece, 1944), pubblicato in italiano nel 1993 "Re Gesù", 1946, sulla nascita del Cristianesimo "La Dea bianca: Grammatica storica del mito poetico", 1948 Wind Rise, 1949) "Le isole senza saggezza", 1950 "I miti greci", 1954 "La figlia di Omero", 1955 "Una goccia di veleno", 1957 "I poeti sono uomini", traduzione parziale di Poems, 1958 "I miti ebraici", 1963, in collaborazione con Raphael Patai "Ottavio Fatica" (a cura di), L'urlo, Adelphi, 2010,da cui è stato tratto il film di "Skolimowswi" nel 1978 "L'australiano". "Io, Gesù" "L'urlo" |