"Il mio erbario" di Maurice Messegue'
  | "IL MIO ERBARIO"Anche in versione digitale |
"Con 100 piante illustrate e il prontuario per la cura di oltre 150 patologie".
Da uno dei più conosciuti erboristi del Novecento una vera e propria guida illustrata all'utilizzo delle erbe per la nostra salute.
Maurice Mességué, noto anche come il Maestro delle Piante, in quest’opera ha
selezionato e raccolto in ordine alfabetico le 100 principali erbe in base alla loro efficacia terapeutica e reperibilità.
Ci sono erbe conosciute, ma anche alberi, ortaggi e frutti: dalla rosa canina alla rapa, dalla calendula al crescione, dalla
betulla alla menta, dai mirtilli alla salvia, dall'arnica al ciliegio, e tante altre piante.
Per ogni rimedio erboristico Mességué, con completezza, scientificità e in termini accessibili a ogni lettore, ci indica le
proprietà e le caratteristiche, come riconoscerlo, dove e quando raccoglierlo, come coltivarlo, i disturbi e le malattie per cui
è indicato.
Ci spiega anche le varie modalità di preparazione e utilizzo sotto forma di succo o di estratto, di infuso o di decotto,
di bagni alle mani, pediluvi o semicupi, in polvere, lozione o come balsamo, in combinazione con gli alimenti o con le bevande,
senza mai trascurare di segnalare le controindicazioni.
L’opera si completa con un utilissimo prontuario per la cura con le erbe indicate da Mességué di oltre 150 patologie: dall'acne
alla tosse, dalle emorroidi all'asma, dalle coliche al raffreddore, dai reumatismi alla pressione alta, dall'insonnia all'herpes,
dal diabete ai problemi ai denti, dall'angina all'alitosi, dalla bronchite alla stitichezza.
"Questo mio nuovo libro si propone di colmare una lacuna. Dopo la pubblicazione di "Uomini erbe salute" e di "Ha ragione la natura",
migliaia di lettori mi hanno scritto chiedendomi ragguagli sulla celidonia, l’achillea, la santoreggia e tante altre piante
nelle quali probabilmente si imbattono tutti i giorni.
Da dove vengono, che aspetto hanno, come trovarle in natura, come coltivarle, raccoglierle e, naturalmente, quali sono le loro
proprietà curative e come avvalersene? Il mio erbario risponde a tutte queste domande.
Mi sono limitato a elencarne 100, perché questo numero mi è parso sufficiente a soddisfare le esigenze del bravo padre e della
brava madre di famiglia interessati a trarre beneficio dalle proprietà curative delle piante.
Se poi ho deciso di descrivere quasi sempre le specie più comuni a parità di efficacia con altre meno accessibili, è stato per
rendere possibile a tutti di procurarsi senza faticare troppo una piccola e abbastanza completa erboristeria casalinga,
o “farmacia del buon Dio”.
Questo libro non va letto tutto d’un fiato. Contrariamente ai miei volumi precedenti che includevano anch'essi alcune ricette,
"Il mio erbario" vuole essere una guida utile da consultare di volta in volta secondo le necessità: vogliamo curare un’influenza,
un mal di gola, un mal di pancia, disturbi al fegato o insonnia? Ebbene, troverete le relative ricette.
Mio padre mi ha insegnato la magia delle erbe; io stesso ho fatto innumerevoli prove ed esperimenti con le piante durante i
miei lunghi anni di pratica e ritengo sia mio dovere mettere le mie conoscenze a disposizione di tutti adesso che ne ho la
possibilità.
Scrivendo questo libro ho un po’ l’impressione di tramandare un messaggio alle generazioni future.
Auguriamoci tutti che questa nostra civiltà, basata sull'inquinamento e la distruzione della natura, si ravveda a tempo
permettendo ai nostri discendenti di potere almeno ammirare in tutta la loro bellezza il fiordaliso, il papavero e la rosa
canina ed eventualmente trarne benefici per la salute.
Tutte le piante medicinali non agiscono solamente su un determinato, singolo, organo (cuore, fegato, stomaco, reni), ma
esercitano le loro attività curative su degli insiemi di grandi funzioni vitali (sistema circolatorio, digestione, eliminazione
delle urine ecc.). Secondo il caso particolare ne sceglieremo una piuttosto che un’altra: quando avremo ritenzione di urine
accompagnata da debolezza cardiaca ci serviremo, ad esempio, del biancospino che è diuretico e tonifica il cuore, piuttosto che
del picciolo della ciliegia che è solamente diuretico.
Se avremo un caso di inappetenza e mal di stomaco useremo genziana piuttosto che assenzio, e così via.
Ricordo al mio pubblico i metodi di cura per osmosi che ho già menzionato molte volte e ai quali tengo moltissimo, non solo,
ma metto a sua disposizione centinaia di ricette vagliate dall'esperienza: tisane, infusi, decotti, macerazioni, vini di fiori,
impacchi e cataplasmi.
Non mi limito a trasmettervi la scienza di numerose generazioni di maestri erboristi di Gavarret, vi faccio anche partecipi di
molte scoperte che ho fatto io stesso in svariati decenni di esperienza pratica. Ho tralasciato le ricette che prevedono
l’impiego di specie vegetali pericolose perché non le raccomando mai a nessuno.
In "Uomini erbe salute" scrissi che, se fossi un contabile esperto di bilanci, sarei piuttosto soddisfatto del bilancio
risultante dalla mia esperienza: sono un pioniere della fitoterapia e ho sempre proclamato la mia fede nell'avvenire di
questo metodo di guarigione con le erbe.
La mia convinzione che molto deve ancora essere scoperto mi impone di fare il punto.
Fino a poco tempo fa non ero che un
“guaritore” (per usare il termine dispregiativo con il quale mi definivano i miei nemici), un abusivo perseguitato da cause
giudiziarie, che la gente veniva a consultare in segreto dopo che tutti i rimedi ufficiali si erano rivelati inutili.
C’è voluto un vero e proprio capovolgimento della mentalità allora dominante per arrivare a far rispettare l’arte di curare
con i semplici.
Infatti il nostro secolo di inquinamento galoppante non solo fa temere il peggio per l’avvenire della razza umana, ma
incoraggia un ritorno ai metodi antichi e alla saggezza di altri tempi che rendeva felici gli uomini.
I lunghi anni spesi a curare e guarire con le piante mi hanno insegnato che cerchiamo troppo spesso agli antipodi quello
che abbiamo sott'occhio, a due passi da casa, o che ci si offre nel corso di una breve passeggiata nella campagna ridente e
assolata con l’ulteriore vantaggio di ossigenarci i polmoni.
La vera arte di guarire, a mio umile giudizio, deve saper ricorrere a tutte le risorse che la natura e l’intelligenza degli
uomini ci mettono a disposizione.
Non dobbiamo trascurare niente.
La medicina non è nata nel 1900 e anche se la scienza in pochi decenni ha fatto passi da
gigante, non dobbiamo dimenticare che i nostri antenati avevano già fatto innumerevoli scoperte per curare i vari malanni.
Secondo la mia esperienza, troppi malati combattono i loro mali a colpi di artiglieria pesante quando otterrebbero lo stesso
risultato con una fionda.
I saggi sono quelli che usano l’artiglieria pesante solo in casi di assoluta necessità. È proprio perché le piante sono
delle armi leggere ed efficaci che io ho fede in loro.
Considerate un momento la lavanda, la menta, l’ortica: giurereste che queste pianticelle nella loro banalità siano simboli
dell’umiltà stessa; tutt'altro; queste tre erbe possono guarire altrettanti disturbi quanti ne guarirebbe un armadio strapieno
di specialità medico-farmaceutiche.
Con questo, però, non posso ammettere che mi si attribuiscano dichiarazioni che non ho mai fatto: non ho mai proibito,
e nemmeno sconsigliato, una cura medico- farmaceutica in corso per sostituirla unicamente con dei fiori sotto forma di tisane,
cataplasmi o bagni.
Raccomando l’uso dei semplici solamente in casi di affezioni benigne, soprattutto quando siano croniche, o per aiutare nei casi
gravi. Se agissi diversamente, allora sì che che giustificherei le critiche che mi sono state rivolte.
Ciò sia ben chiaro, e che non sussista alcun dubbio in materia. Usate le mie piante dilette secondo le mie indicazioni,
ma ogni volta che ce ne sarà bisogno fatevi vedere dal medico.
Pur avendo una grande fede nei doni che la natura ci offre, non dovremo fare a meno dei progressi della scienza.
Amabile papavero, fiordaliso vestito d’azzurro, salvia baciata dal sole, rosa dei miei amori, e voi tutte piante mie beneamate,
mi auguro di essere stato all’altezza di rendervi l’affettuoso omaggio che meritate e di non avervi deluse.
Non ambisco altra ricompensa per la mia fatica, ed è questo l’unico desiderio che formulo nel concludere questo libro."
Maurice Mességué