"Non è terrestre" di Peter Kolosimo
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"NON È TERRESTRE"Autore Peter Kolosimo 20,40 invece di 21,30 euro |
Sin dai tempi più remoti, esseri di altri pianeti avrebbero fatto scalo sulla Terra.
Nel Museo di Paleontologia di Mosca si trova un cranio perfettamente conservato di un bisonte dalle lunghe corna rinvenuto nella
Yakuzia (Siberia orientale).
Su una pietra tombale maya ritrovata nel Tempio delle Iscrizioni di Palenque, nello stato messicano del Chiapas, è ritratta una
figura umana in una posa che ricorda quella di un viaggiatore spaziale intento a pilotare un veicolo a razzo.
Con questa tesi Peter Kolosimo ha rivoluzionato un certo modo di pensare la Preistoria
e ha dato origine a quel filone di studi oggi noto come "archeologia spaziale".
In "Non è terrestre", il più conosciuto e amato dei suoi libri, Kolosimo indaga sui molti enigmi legati al lontano passato
della Terra.
Questo libro, vincitore del "Premio Bancarella" nel 1969 - ha raccontato per la prima volta i misteri di reperti come il bisonte
esposto al Museo di Paleontologia di Mosca, il cui cranio rivela le tracce di un colpo di carabina, o come "l'Astronauta di Palenque",
l'incisione di migliaia di anni fa raffigurante un uomo con una sorta di casco simile a quello di un astronauta, e come altre decine
di misteri ai quali la scienza ufficiale non ha mai dato risposte definitive.
 
Secondo i paleontologi tale specie sarebbe vissuta dai 30.000 ai 70.000 anni fa.
Al centro della sua fronte è visibile un foro rotondo che, secondo alcuni studiosi, potrebbe essere stato causato da una pallottola.
 
L'uomo sembra impugnare i comandi di guida, e nella parte posteriore del veicolo compare una struttura (un motore?) da cui
fuoriescono quelle che appaiono essere fiamme.
Altri dettagli suggeriscono la presenza di un sedile, di un apparato di respirazione e di una struttura esterna affusolata che ben
si concilia con l'aspetto di un veicolo a razzo.
L'immagine è stata portata all'attenzione del pubblico dallo scrittore svizzero
Erich von Däniken che, a partire dal suo
libro "Ricordi del futuro" (1968), l'ha interpretata come una testimonianza della visita all'umanità da parte di viaggiatori
extraterrestri, avvenuta secondo l'autore in tempi remoti e della quale si sarebbe in seguito persa la memoria.