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"SIMBOLI E RITI DELLE DONNE CELTICHE"
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Guarigione, magia, profezia, insegnamento, ispirazione, arti e regole sociali, provenivano dalla saggezza delle sacerdotesse e delle
regine, guida nei riti di passaggio e garanti di fertilità, ispirazione e unità per loro gente. I miti dell'Antica Europa e gli usi
dei popoli celtici, sottolineano la centralità del ruolo delle donne nella cultura antica, una società concepita come gilanica:
un sistema equilibrato tra la componente maschile e quella femminile.
I miti dell'Antica Europa e gli usi dei popoli celtici mostrano la centralità del ruolo delle donne nella cultura antica.
Sacerdotesse, potenti principesse e regine, fate e streghe, immagini tipicamente europee, in bilico tra razionalità e religione,
cultura dotta e cultura popolare, tracce di un antico sedimentarsi di realtà di cui si è persa la memoria.
Testimonianza del perdurare decontestualizzato di un sistema complesso di credenze, di una visione magica e rituale dell'esistenza;
queste figure femminili possono essere considerate da un lato personaggi letterari e dall'altro personaggi storici caratterizzati
da funzioni, simbolismo e ritualità derivanti dalle tradizioni protoeuropee collegate al culto della Grande Dea.
Nel materiale arturiano incontriamo donne che non solo mostrano gli aspetti del potere spirituale e materiale della Dea, ma anche
le interazioni di questo con la comunità.
Il metodo utilizzato per affrontare l'analisi del ciclo arturiano è quello interdisciplinare, in quanto questo tipo di approccio
permette di trovare risposte più articolate alla domanda di conferme storiche riguardo l'esistenza di un mondo arturiano antico e
affascinante fatto di uomini, donne, strutture sociali e religiose, modi di vita e di pensiero e permette di proporre possibili
connessioni con la realtà storica dell'antica Europa.
Il contatto con le storie, gli eroi e le eroine del mondo arturiano, stimola la nascita di domande che vanno oltre il semplice
sogno di epoche passate e che esigono risposte sempre più precise.
Queste risposte non devono risolversi in formule chiuse, ma aprire nuovi interrogativi rispetto alle continuità culturali tra
civiltà.