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Normalmente si pensa che l'intelligenza sia solo capacità logiche, abilità nel trovare i collegamenti, o anche una grande memoria che ci
permette di immagazzinare numerose informazioni, e di tirarle fuori al momento opportuno.
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Perché le persone più intelligenti nel senso tradizionale del termine non sono
sempre quelle con cui lavoriamo più volentieri o con cui facciamo amicizia?
Ma l'intelligenza non è solo questo: c'è una forte componente emotiva anche nelle funzioni più razionali del pensiero.
Prova a pensarci:
A caratterizzare il nostro comportamento e la nostra personalità è una miscela in cui il quoziente intellettivo si fonde con virtù quali
l'autocontrollo, la pervicacia, l'empatia e l'attenzione agli altri: in breve, l'intelligenza emotiva.
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Perché i bambini dotati ma provenienti da famiglie divise hanno difficoltà a scuola?
Perché un ottimo amministratore delegato può riuscire un pessimo venditore?
Perché, sostiene Goleman, l'intelligenza non è tutto.
"Le emozioni hanno relazioni con l'apparato cognitivo perché si lasciano modificare dalla persuasione".
Aristotele
La facoltà che governa settori così decisivi dell'esistenza non è l'intelligenza astratta dei soliti test, ma una complessa miscela in cui
hanno un ruolo predominante fattori come l'autocontrollo, la perseveranza, l'empatia e l'attenzione agli altri.
L'intelligenza emotiva consente di governare le emozioni e guidarle nelle direzioni più opportune; spinge alla ricerca di benefici duraturi
piuttosto che al soddisfacimento degli appetiti più immediati; si può apprendere, perfezionare e insegnare ai bambini, rimuovendo alla
radice le cause di molti e gravi squilibri caratteriali.
Un saggio appassionante che ci mostra le potenzialità enormi dell'intelligenza umana.