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Carlos Castaneda |
È interessante quanto detto da Octavio Paz, premio Nobel 1990 per la letteratura, sull'operato di Carlos Castaneda:
"Sono più interessato al lavoro di Castaneda, piuttosto che alle storie riguardo alla sua persona. A chi importa se Don Juan e Don Gennaro esistettero veramente? Questo è "pensare povero". Ciò di cui mi interesso è il lavoro di Carlos Castaneda: idee, filosofia, paradigmi.
Se i libri di Castaneda sono fantasia, sono i migliori libri di finzione che io abbia mai letto."
Biografia
I registri per l'immigrazione relativamente a Carlos Cesar Arana Castaneda indicano che egli nacque il 25 dicembre 1925 (tuttavia nelle "conversazioni con Carlos Castaneda" di Carmina Fort si afferma che l'anno fosse il 1935) a Cajamarca in Perù.
I medesimi registri mostrano che il cognome gli fu dato da sua madre Susana Castañeda Navoa.
Il cognome appare con la ñ in molti dizionari spagnoli, anche se i suoi più famosi lavori riportano una versione anglofona.
Castaneda si trasferì negli Stati Uniti nei primi anni cinquanta acquisendone la cittadinanza nel 1957.
Nel 1960 si sposò con Margaret Runyan a Tijuana in Messico.
Vissero assieme per solo sei mesi, ma il divorzio fu formalizzato solo nel 1973.
Castaneda studiò all'Università della California a Los Angeles conseguendo la laurea in arte nel 1962 e il dottorato in filosofia nel 1973.
Con il suo primo libro Gli insegnamenti di Don Juan: una via Yaqui alla Conoscenza del 1968 Castaneda iniziò la sua carriera di scrittore con il proposito di descrivere il suo percorso di iniziazione allo Sciamanesimo mesoamericano.
I suoi libri hanno venduto più di 8 milioni di copie in 17 lingue.
Nel marzo del 1973 Castaneda fu oggetto dell'articolo di copertina del TIME. L'articolo lo descriva come "an enigma wrapped in a mystery wrapped in a tortilla". Da quella data e fino al 1990 Castaneda si sottrasse all'attenzione pubblica.
Nel 1974 il suo quarto libro fu pubblicato. Il libro segnala la fine del suo apprendistato con don Juan.
Nonostante la fredda accoglienza da parte dei letterati e degli antropologi, Castaneda continuò a essere popolare.
Dei dodici libri scritti, uno fu pubblicato postumo.
Nel 1990 Castaneda ricomparve nuovamente in pubblico per promuovere Tensegrity, una serie di movimenti (chiamati passi magici) che egli affermava discendere dagli sciamani toltechi.
Il 16 giugno 1995 fu creata la Cleargreen Incorporated un fondazione for profit con lo scopo di sponsorizzare e organizzare seminari e workshop sulla Tensegrity oltre che costituire la casa editoriale dei relativi articoli.
La Cleargreen pubblicò tre video dei passi Tensegrity quando Castaneda era ancora in vita. Castaneda non apparve in tali video.
Castaneda muore il 27 aprile 1998 a Los Angeles a causa delle complicazioni derivanti da un cancro.
Non ci furono funerali pubblici, il corpo fu cremato e le ceneri inviate in Messico.
Solo due mesi dopo apparve un necrologio sul Los Angeles Times.
La carriera di scrittore
Nei suoi libri, Castaneda descrive in prima persona quello che egli afferma essere la propria esperienza sotto la guida dello sciamano Yaqui chiamato don Juan incontrato nel 1960.
Castaneda scrive che egli fu individuato da don Juan Matus come in possesso della configurazione energetica del "nagual".
Egli inoltre usò il termine nagual per descrivere quella parte della percezione che appartiene alla sfera del "non conosciuto" e ancora non conoscibile dall'uomo, così sottintendendo che don Juan Matus fosse l'elemento di connessione con il "non conosciuto" (a cui spesso Castaneda fa riferimento come "realtà non ordinaria").
I suoi primi tre libri:
• "A scuola dallo stregone", una via Yaqui alla Conoscenza (conosciuto anche con il titolo
  "Gli insegnamenti di Don Juan",
• "Una realtà separata",
• "Viaggio a Ixtlan",
furono scritti mentre Castaneda era ancora uno studente all'università.
Castaneda scrisse questi libri come se fossero il diario delle sue ricerche, descrivendo l'apprendistato con uno sciamano tradizionale.
Fu inizialmente acclamato per il lavoro descritto in questi libri, prima che iniziasse contro di lui una critica più accesa.
Nei primi due libri Castaneda, descrive come la Via Yaqui per la conoscenza richieda l'uso di potenti piante indigene, come il Peyote e la Datura.
Nel suo terzo libro, "Viaggio a Ixtlan", ribalta però la sua enfasi sul potere delle piante.
Egli afferma che Don Juan le ha usate su di lui per dimostrare che le esperienze fuori dalla vita conosciuta e ordinaria, sono reali e tangibili, ma non sarebbero state necessarie se la sua mente fosse stata più fluida.
In seguito negò ogni utilizzo di droghe per i propri propositi.
Affermò nei successivi libri che queste possono inalterabilmente danneggiare la sfera luminosa di emanazioni del corpo energetico, così come il corpo fisico.
In "Viaggio ad Ixtlan", il terzo libro della serie, fa notare:
«La mia percezione del mondo attraverso l'effetto di questi psicotropi è stata così bizzarra ed impressionante che io fui costretto ad assumere che questi stati erano la sola via di comunicazione e apprendimento di ciò che don Juan stava cercando di insegnarmi.
Questo assunto era erroneo.»
Il suo quarto libro, "L'isola del Tonal", termina con Castaneda sul punto di saltare da un picco in un abisso, segnando così il suo passaggio da discepolo a uomo di conoscenza in quanto, invece di "morire" come avrebbe dovuto "sfracellandosi" sulle rocce, riesce a suo avviso "in qualche modo" a sopravvivere, appunto però "trasformato".
Anche se non arriva mai a spiegare di più.
L'incontro con don Juan
Castaneda ha acquisito fama per i suoi libri sulle vicende dello stregone Don Juan e il suo gruppo di allievi sciamani.
Secondo quanto asserito da Castaneda stesso, nel 1960, allora giovane studente all'Università della California a Los Angeles, conobbe in Arizona un messicano di etnia yaqui, Don Juan.
Questi lo avrebbe iniziato alla stregoneria antica messicana, per usare i termini esatti del suo libro, portandolo a scoprire nuovi mondi e stati di coscienza alterati ricorrendo inizialmente anche a sostanze allucinogene (come il cactus peyote da cui si estrae la mescalina), per abbattere le sue convinzioni; ma asserendo poi in successivi libri, che ciò non sarebbe stato affatto necessario se egli fosse stato un poco più "essere fluido".
Gilles Deleuze e Felix Guattari citano il concetto di fluidità di Castaneda nel loro saggio sul divenire-animale all'interno di Millepiani (1980).
Castaneda afferma di aver poi trovato nei suoi studi filosofici sulla fenomenologia gli strumenti metodologici per poter interpretare e applicare correttamente gli insegnamenti ricevuti da Don Juan, imparando a distinguere, all'interno dell'atto conoscitivo, la percezione dall'intenzione, ossia l'oggetto esterno percepito, soggetto a mutevolezza e sul quale occorre sospendere il giudizio, dal contenuto mentale (noema), l'unico che abbia importanza all'interno dell'esperienza soggettiva di chi apprende.
Proseguendo il racconto, alla partenza di Don Juan per il suo "ultimo volo" (una specie di "morte alternativa" a quella comune), lo sciamano Carlos, in qualità di nuovo nagual (cioè "leader", capo) designato da Don Juan, avrebbe proseguito e guidato un altro gruppo di allievi, anch'essi preparati, il cammino verso la liberazione totale dell'essere, per partire infine anche loro, come il proprio maestro, per il "viaggio definitivo attraverso l'ignoto".
Gli sciamani o "stregoni" che lo istruiscono, indicherebbero "l'ultimo volo" come un processo volontario di attivazione interiore del fuoco dal profondo insito in ogni essere, capace di condurre ad una specie di "autocombustione", o volatilizzazione istantanea del corpo, nel quale però lo spirito, la propria coscienza, sarebbero in grado di sopravvivere.
Pensiero
La sintesi del pensiero di Don Juan potrebbe essere riassunta con queste parole: "il Cammino del Cuore".
Nel suo primo libro, "A scuola dallo stregone", Castaneda afferma:
"Per me esiste solo il cammino lungo sentieri che hanno un cuore, lungo qualsiasi sentiero che abbia un cuore. Lungo questo io cammino e la sola prova che conta è attraversarlo in tutta la sua lunghezza. E qui io cammino guardando, guardando senza fiato."
Altrove dice circa "Tutte le vie si equivalgono, partono dalla boscaglia e vanno nella boscaglia, ma alcune hanno un cuore, altre no, e importa solo percorrere vie con un cuore".
Nelle opere successive l'autore introduce il concetto della "spietatezza" con sé stessi e quindi nella percezione: è importante per non distrarsi e non perdere l'energia o potere accumulato.
Quindi niente "indulgenze" (cioè autoindulgenze), niente inutili "lasciarsi andare" a sé stessi.
Gli insegnamenti di Don Juan, secondo lo stesso Castaneda, non hanno niente a che vedere con le altre tradizioni mistiche e credenze esoteriche o religiose, ma sono concetti risalenti ai Toltechi precolombiani, ma evoluti nel corso dei secoli da ogni "stregone".
Includono nondimeno pratiche ignote nel mondo occidentale.
Non si parla per esempio di santi, c'è un tema "salvifico" del tipo "comportati bene, o verrai punito", ma la punizione sarebbe morire come un cane qualsiasi.
Tutto poggia più che altro su capacità interiori (il "potere personale", ben distinto dal senso "d'importanza personale" cioè dalla superbia), stimolate e provocate dallo stregone istruttore ovverosia dallo spirito del lignaggio: addirittura don Juan disse che gli aspiranti stregoni volontari erano scartati poiché già dotati di una propria volontà, mentre lo spirito attirava nel lignaggio soggetti che non si sarebbero sognati di diventare stregoni e che avrebbero fatto vite normali, benché aventi speciali attitudini.
Addirittura, una narrazione è su una coppia di persone attratte nel lignaggio mentre erano moribonde per ferite inferte reciprocamente; i monaci sono dichiarati da don Juan molto simili a guerrieri: il loro corpo energetico assume la medesima forma, mentre la forma del corpo energetico delle persone comuni è a uovo.
Le capacità interiori possono venire sviluppate e affinate tramite speciali arti o "tecniche", secondo criteri e per scopi diversi o diversamente esposti rispetto ad altre filosofie o sistemi di credenze.
La "salvezza" sembra una questione molto individuale, l'individuo è spinto a responsabilizzarsi e a osare con misura (cfr già per i novizi la "follia controllata": fare cose assurde benché tecnicamente non pericolose, ma che agli occhi propri e della gente sembrano folli).
L'individuo è spinto o attratto a sviluppare lo "stato d'animo del guerriero", di cui l'amore è la meta finale: questo è asseverato nel discorso dello "Sfidante della morte", uno stregone vincolato al lignaggio di don Juan: questo doveva tributargli un pagamento in energia vitale da tempi immemorabili, contraccambiato da conoscenze speciali (molto simili a siddhi in altri sistemi di credenze e nomenclature): il Castaneda, quando è il proprio turno, rinuncia all'esazione di un contraccambio, e questa gratuità viene premiata dallo "Sfidante della morte" con un viaggio paranormale altrettanto gratuito e dalla rivelazione dell'essenziale della vita: l'amore, la stessa parola che aveva fatto sbellicare dalle risa don Juan quando il Castaneda gli aveva detto che quello che cercava nella vita era l'amore.
Il Castaneda usa una terminologia difficilmente traducibile in altre. Ad esempio la "spietatezza" o "non-pietà" sembrano corrispondere a concetti come distacco, sospensione dei sentimenti, con lucidità di pensiero.
Gli stessi concetti del sistema di credenze stregonesco risultavano a lui stesso difficili nonostante o a causa della propria volontà d'inventariare e sistematizzare.
In una delle sue schematizzazioni, quasi dettatagli da don Juan, ci sono varie mete progressive per il guerriero o (aspirante) stregone, e ogni meta una volta raggiunta diventa un ostacolo per l'ottenimento della meta seguente. Una di tali mete è la lucidità.
Dopo l'ultima meta l'ultimo ostacolo è la vecchiaia, e non può essere vinta, secondo lo stesso don Juan, il quale purtuttavia asserisce che superarla, sia pure in un attimo, in un gesto di gratuità, costituisce soddisfazione e nobiltà per la vita.
Le Tre Arti
Tra gli strumenti che un guerriero avrebbe a disposizione, per raggiungere i propri obiettivi (accumulare potere personale, riguadagnare la propria libertà" e compiere, così, una "morte alternativa"), ci sarebbero:
• L'arte dell'agguato - relazionata alla "prima attenzione";
• L'arte del sognare (o "in-sognare".) - relazionata con la "seconda attenzione";
• L'arte dell'Intento, - di cui non parla - ma che si pensa sia collegata all'ultima attenzione
  possibile realizzabile, cui accenna nei suoi libri: la "terza attenzione".
Le Tre Attenzioni
«Ciò che noi crediamo essere una realtà unica ed assoluta, è solo invece una delle tante; la realtà vera è strutturata da un insieme di mondi consecutivi, posizionati come gli strati di una cipolla.
Egli affermò che anche se noi fossimo stati energeticamente condizionati a percepire solamente il nostro mondo, avremmo avuto ancora la capacità di entrare in quegli altri regni, che sono reali, unici, assoluti ed ingolfati come lo è il nostro mondo.»
Secondo Castaneda, il fatto più significativo nella vita di una persona è che non si rende conto di avere a disposizione altre "attenzioni possibili" (così lui le chiama), le quali andrebbero sviluppate.
Incrementandole, arrivando cioè a "percepire", ad averne piena coscienza, prima, disponibilità e controllo, dopo, l'essere umano secondo lui, potrebbe arrivare addirittura a compiere una "morte alternativa".
Incrementarle richiede disciplina, ma soprattutto "forza", energia, quello che don Juan gli descrive come "potere personale".
Ecco che con la corretta applicazione dell'arte dell'agguato (trattata in libri, come "il potere del silenzio", ma non definita mai bene, nella sua totalità), egli afferma che possiamo diventare dei "cacciatori di potere".
Andare a "caccia" di "potere", significherebbe "accumulare" energia tramite certe tecniche di "controllo comportamentale", ma anche dei rituali che non escludono, come già accennato, il consumo di allucinogeni, ma più spesso trattasi invece del contatto diretto con certe "forze" (spiriti, che lui chiama "alleati" di potere, appunto) naturali che ci circondano.
Un potere personale sufficiente, porterebbe dunque alla consapevolezza di tutte queste tre attenzioni e quindi, alla padronanza dell'"intento" (il controllo cosciente e volitivo della propria "forza di volontà", che Castaneda ci descrive come delle fibre luminose di energia partenti dalla base dell'ombelico).
Il "Punto di Unione"
Questa padronanza sarebbe principalmente il movimento controllato di quello che è conosciuto in questa particolare disciplina, come il punto d'unione, il centro energetico della sfera luminosa di energia dell'uomo in cui si metterebbe insieme la nostra percezione, e responsabile quindi di quello che percepiamo coi nostri sensi.
Secondo questa filosofia, quando siamo giovani, il nostro uovo luminoso non si sarebbe ancora irrigidito e il punto d'unione scorrerebbe fluido.
L'uovo degli umani sarebbe intersecato da "filamenti di energia", che produrrebbero percezioni, ma quando le persone crescono e vivono in una esistenza ordinaria (concentrandosi solo cioè sulla loro "prima attenzione"), concretizzerebbero solo una piccola parte di queste emanazioni, che diventerebbero quindi tutta la loro realtà percettiva, escludendo automaticamente tutti gli altri possibili mondi che invece potrebbero ugualmente essere raggiunti (attraverso le altre attenzioni possibili).
Castaneda afferma che ogni nostra sensazione, sentimento o azione, è determinata dalla posizione di questo punto di unione.
Il movimento consapevole del punto di unione permetterebbe la percezione del mondo in maniera differente (realtà non ordinaria), nonché l'entrata in altri mondi veri e propri, diversi dal nostro, ma ugualmente "inglobanti" e "reali".
L'obiettivo di tutto questo sarebbe quello di raggiungere la "totalità di se stessi", ossia la piena percezione e dominio delle attenzioni.
Il "Pinche Tiraño"
Piccoli movimenti porterebbero a piccoli cambiamenti nella percezione, ma grandi movimenti porterebbero a cambiamenti radicali.
E sono questi che un guerriero cerca.
Secondo Castaneda, il suo maestro don Juan gli aveva spiegato che, secondo gli antichi stregoni messicani, per ottenere questo "movimento" si ricorreva a varie tecniche.
Una di queste, era sfruttare la dinamica (energetica) di certe "reazioni emotive" e comportamentali (arte dell'agguato).
Da qui l'adozione, o la "ricerca" (folle, per un "essere ordinario", ossia per colui che non sia un guerriero) di "andarseli proprio a cercare" i problemi, soprattutto di gente che ci renda "la vita impossibile"; don Juan li definisce "pinches tiraños", cioè tiranni meschini (per distinguerli dall'unico vero tiranno: il dio), e sarebbero vere benedizioni... solo per un guerriero che sappia quello che sta facendo e cercando.
Ironicamente è lo stesso don Juan (nel libro "Il potere del silenzio") che giustifica la scelta di Castaneda come apprendista in quanto la presenza dello scrittore per lui rappresentava quanto di più fastidioso e irritante potesse esistere, dicendo anche di trarre da ciò energia per sé stesso ed il proprio viaggio.
Fermare il "Dialogo interno"
In tutto questo e altro, i "pinche tiranos" ma anche varie tecniche (agguato, sogno, intento) ed eventi imprevisti (eventualmente orditi dal maestro) ci aiuterebbero a raggiungere una delle mete supreme, la "spietatezza".
Il "dialogo interiore" è una "chiave di volta" che mantiene l'assetto ordinario della mente e impedisce di "percepire" più liberamente il mondo conosciuto e l'ignoto.
Il dialogo interiore è caratteristico della mente umana.
Altre tecniche
Attraverso molte altre tecniche (che sempre "solo accenna", ma non arriva mai a spiegare fino in fondo) come la:
• "ricapitolazione" dell'esperienze fatte nella propria vita,
• "cancellare la propria storia personale", peressere "inaccessibili",
• "sviluppare lo "stato d'animo del guerriero", in cui la "spietatezza" è un punto di vista
  facilmente accessibile,
• usare "l'idea della Morte" per "realizzarlo" (la "Morte come Consigliera"), e assieme a
  questa
• adottare anche l'umiltà del guerriero (ch'è molto diversa da quella dell'uomo comune)
• "sognare" (lucidamente),
• "maneggiare '"lIntento" ("creare", fare "miracoli" o cose "assolutamente impossibili" per
  la nostra mente "razionale"; si suppone "creare" in quanto, questa è l'unica parola
  associata a questo termine che si trova nei suoi libri. Tuttavia ripetiamo che non ha mai
  espresso chiaramente nulla su quest'arte),
• porre l'agguato a sé stessi, utilizzando i "pinches tiranos" oppure anche altre "tattiche",
  sempre utili a "muovere" il punto d'unione.
Il guerriero mirerebbe a riguadagnare la propria libertà perduta, che gli sarebbe stata tolta (da entità da lui chiamati "esseri inorganici", o "predatori" nel capitolo "Ombre di Fango" del libro "Il lato attivo dell'Infinito"), libertà di "percepire" veramente: chi è, da dove viene, ma soprattutto, dove sta andando, e dove vuole andare.
Per poi "concretizzare" questo suo "volere", con il "potere personale" che ha accumulato durante tutta una vita d'impeccabilità (essere "impeccabili", fa parte dello "stato d'animo del guerriero").
La ricerca della "Libertà"
Castaneda asserisce che don Juan, il suo maestro, lo aveva consigliato ed esortato a "non perdersi" nei numerosi mondi nuovi che poteva arrivare a percepire; in quanto, l'unica cosa importante, al momento della morte, era la "Libertà" di poter continuare a "percepire-rsi".
Non doveva quindi cedere alle "lusinghe" o alle "bellezze", che in essi avesse potuto trovare.
La percezione totale e simultanea di tutto il percepibile dal proprio organismo costruirebbe un "fuoco dall'interno" e la sparizione della persona.
"Fuoco dall'interno" è stato tradotto come "Fuoco dal profondo" nel titolo italiano di uno dei suoi ultimi romanzi.
Le critiche
Gli scritti di Castaneda sono stati criticati dal mondo accademico. Taluni hanno ritenuto che Castaneda si fosse appropriato del lavoro dell'antropologa Barbara Myerhoff.
Altri hanno cercato di ricostruire il nesso storico tra la vita di Castaneda e gli eventi raccontati nei libri senza però alcun successo.
Chi sostiene l'autenticità di quanto esposto da Castaneda, afferma invece che le incoerenze sarebbero state lasciate "di proposito" dall'autore proprio come avrebbe fatto per la sua vita privata: ossia, come parte integrante del modello proposto dal nucleo d'insegnamenti propri del suo maestro Don Juan.
Uno degli aspetti più controversi del suo lavoro è la descrizione dell'uso di allucinogeni per raggiungere nuovi stadi di consapevolezza.
I libri di Carlos Casteneda:
• "Gli insegnamenti di Don Juan" - 1970,
• "A scuola dagli stregoni" - 1972,
• "Una realtà separata" - 2000,
• "Viaggio a Ixtlan" - 2000,
• "L'isola del Tonal" - 1997,
• "Il secondo anello del potere" - 2001,
• "Il dono dell'aquila" - 1985,
• "Il fuoco dal profondo" - 1987,
• "Il potere del silenzio" - 2001,
• "L'arte di sognare" - 2000,
• "Tensegrità-Passi magici",
• "La ruota del tempo"- 2002,
• "Il lato attivo dell'infinito" - 2000.
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