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Biografia di

 

  • George Sand
  •  

    George Sand

    "Siamo gettati in questa vita come in un alambicco, dove, dopo una precedente esistenza che abbiamo dimenticato, siamo destinati a essere rifatti, rinnovati, temprati dalle sofferenze, dalle lotte, dalla passione, dalla malattia, dal dubbio, dalla morte.
    Noi sopportiamo tutti questi mali per il nostro bene, per la nostra purificazione e, per così..."


    I suoi libri

    George Sand è lo pseudonimo con il quale la scrittrice francesce Amandine Aurore Lucile Dupin ha firmato le sue numerose opere letterarie, romanzi, novelle e drammi teatrali.
    Amantine nacque a Parigi il 1º luglio 1804 (deceduta a Nohant-Vic, 8 giugno 1876) ed è considerata tra le autrici più prolifiche della storia della letteratura.
    La sua carriera va dal 1830 al 1876, con una copiosa produzione letteraria che comprende più di 200 opere tra romanzi racconti, scritti vari e commedie
    Alcuni volumi vennero editi postumi e revisionati dal figlio Maurice.
    Tra i suoi scritti più famosi vi sono:


















     
    "La piccola Fadette"
    "La valle delle fate. Una favola senza tempo"
    "François le Champi"
    "Marianne"
    "Pellerossa a Parigi"
    "Indiana. Le passioni di Madame Delmare"
    "Lui e Lei"
    "Viaggio romantico a Porto Venere" con George Sand nel golfo dei Poeti
    "La foresta di Fontainebleau". Riflessione di straordinaria coscienza ecologica
    "I giardini in Italia"
    "Indiana",
    "Lélia",
    "Consuelo",
    "La palude del diavolo"
    "Storia della mia vita" (Histoire de ma vie)
    "Rose et Blanche"
    "Spiridion"
    "Le compagnon du tour de France".
    Fu una donna decisamente anticonformista per i suoi tempi, impegnata attivamente nella politica, con simpatie per l'ambiente socialista e poi per il repubblicanesimo. Per le sue idee contro la politica del papato, le sue opere furono messe all'indice nel 1863. Fu impegnata anche nel femminismo e nella protezione della Natura.

    Gustave Flaubert disse di lei: "Bisognava conoscerla come l'ho conosciuta io, per sapere quanta femminilità c'era in quel grand'uomo".

    A livello sentimentale, sono conosciute le relazioni sentimentali avute con lo scrittore Alfred de Musset e con il musicista Fryderyk Chopin.

    Fu l'unica donna scrittrice del XIX secolo con ampia visibilità, epoca nella quale, spinta anche dalla rivoluzione industriale, nacque la letteratura popolare, a intraprendere la carriera letteraria, in una contesto culturale che vedeva scrittori come Honoré de Balzac, Victor Hugo, Alexandre Dumas e Eugène Sue.
    Le sue posizioni politiche e i temi sociali affrontati in alcuni dei suoi romanzi sono stati ancora più contrastati dal potere, nonostante l'amplia diffusione delle sue idee nella società.
    Alcuni suoi romanzi avevano carattere romantico, caratterizzati dalla sua capacità di delineare finemente la psicologia, grazie alla sua forte carica idealistica, passando il messaggio che i "diritti dell'anima" e della passione amorosa siano più importanti delle convenzioni sociali.
    Altri suoi romanzi, influenzata da Pierre Leroux, dalle idee socialiste e dalgi studi sull'etnologia, promuovevano ideali di fraternità e di uguaglianza. La sua speranza era che il popolo potesse rigenerare la società, con il recupero della cultura popolare.
    I romanzi "campestri" ("La mare au diable" - 1846, "François le Champi! - 1848 e "La piccola Fadette" - 1849), furono scritti recuperando le sue esperienze d'infanzia nella campagna di Nohant, con descrizioni particolari sulle tradizioni antiche dei contadini.
    Numerose sono le opere autobiografiche, tra cui "Storia della mia vita" (Histoire de ma vie, 1855) e la corposa corrispondenza di oltre 2.000 lettere pubblicata da Georges Lubin, "Lui e Lei" (Elle et Lui, 1859), riguardante la sua relazione con Alfred de Musset.
    Gli ultimi romanzi della sua vita furono dedicati a temi sulla natura; ad esempio "Les beaux messieurs de Bois-Doré" (1857), "Le marquis de Villemer" (1860) e "Jean de la Roche" (1860-61), "La foresta di Fontainebleau".
    Tra la sua vasta produzione vi sono anche 31 opere teatrali, le cui rappresentazioni si svolgevano nel suo piccolo teatro privato nella tenuta di Nohant; molte delle quali vennero poi riprodotte nei maggiori teatri di Parigi. Queste commedie di costume erano spesso serie e didattiche ed ebbero notevole successo, nonostante non fossero apprezzate dalla critica.
    Inoltre Sand ha scritto numerose critiche letterarie e testi politici, vicini in particolare alle idee socialiste.

    BIOGRAFIA

    Le origini familiari (La nonna Marie-Aurore de Saxe)
    Aurore Dupin ebbe antenati di origini germanico-svedesi: la sua trisavola Maria Aurora di Koenigsmark aveva avuto nel 1695 una relazione con l'elettore di Sassonia Federico Augusto, che divenne poi re di Polonia con il nome di Augusto II.
    I due amanti si lasciarono alla nascita del figlio Maurizio (1696-1750), che fu nominato conte di Sassonia.
    Questi intraprese la carriera militare servendo il padre, poi lo zar Pietro I e la Francia, divenendo maresciallo e distinguendosi nella guerra di successione austriaca, durante la quale comandò nel 1745 le truppe francesi nella vittoriosa battaglia di Fontenoy.
    Amante di numerose donne, sia attrici sia aristocratiche (da Adrienne Lecouvreur a Madame de la Pouplinière, da Madame de Favart ad Anna Ivanovna, futura zarina), ebbe nel 1748 una figlia dall'amante dei suoi ultimi anni, l'attrice Marie Rinteau, a cui mise nome Marie-Aurore de Saxe.
    Questa, che divenne la nonna di George Sand, poté portare il nome del padre grazie a un decreto del Parlamento di Parigi.
    A ventinove anni sposò in seconde nozze, il 14 gennaio 1777, il sessantunenne Louis-Claude Dupin, detto Dupin de Francueil, ricchissimo ricevitore generale delle finanze di Metz e di Alsazia.
    Nel 1793 Marie-Aurore comprò la tenuta di Nohant-Vic, nei pressi di La Châtre, nell'Indre, comprendente un castello, un bosco e una grande estensione di terra.
    Per quanto fosse una libera pensatrice e una sostenitrice delle idee di Jean-Jacques Rousseau, la sua appartenenza a una famiglia nobile la mise egualmente in sospetto durante la Rivoluzione: nel dicembre del 1793 fu arrestata e incarcerata per otto mesi nel convento parigino delle Agostiniane inglesi, la cui scuola, venti anni dopo, sua nipote Aurore frequenterà per tre anni.

    La prima giovinezza
    Il padre di Aurore, Maurice Dupin (1778-1808), seguì la carriera militare, pur avendo ricevuto un'educazione classica e pur possedendo disposizioni artistiche. Semplice soldato durante il Direttorio, ebbe nel 1799 da una delle serve di Nohant, Catherine Chatiron, un figlio naturale, Hippolyte Chatiron; Maurice fu promosso ufficiale durante la campagna d'Italia sotto Bonaparte e a Milano incontrò Sophie Victoire Antoinette Delaborde (1773-1837), la quale aveva a sua volta avuto da poco una figlia naturale, Caroline.
    Da allora i due vissero insieme, sposandosi il 5 giugno 1804, un mese prima che Aurore nascesse.
    Maurice, aiutante di campo di Murat, quando fu impegnato dalla primavera del 1808 nella difficile campagna di Spagna, fu seguito dalla moglie che portò con sé la piccola Aurore: alloggiarono a Madrid, nel lussuoso palazzo del principe delle Asturie, che era poi lo stesso re di Spagna Ferdinando VII, appena spodestato da Napoleone.
    Qui la madre Sophie Victoire, il 12 giugno 1808, partorì un bambino cieco e di delicata salute, che chiamarono Auguste.
    L'8 settembre, quando la famiglia Dupin era al seguito delle truppe di Murat in ritirata verso la Francia, il piccolo Auguste morì: quattro giorni dopo, a Nohant, per una banale caduta da cavallo, morì anche Maurice Dupin.
    La morte del marito fu un grave colpo per Sophie Victoire, che cadde in una profonda depressione, e fu probabilmente per questo motivo, oltre che per la reciproca gelosia che divideva sua madre dalla nonna, che Aurore fu trasferita nella grande proprietà posseduta da Marie-Aurore a Nohant, la quale si prese cura dell'educazione di Aurore e dove visse insieme al fratellastro Hippolyte.
    La madre rimase a Parigi con la figlia Caroline, vivendo con la rendita assegnatale da Madame Dupin:
    «Ne risultò per me un grande disprezzo per il denaro, prima ancora di sapere che cosa fosse il denaro, e una specie di vago terrore della ricchezza da cui mi sentivo come minacciata».
    Il suo istruttore fu Jean-François Deschartes (1761-1828), già precettore di suo padre e amministratore della tenuta di Nohant.
    Oltre a insegnarle a leggere, a scrivere, l'aritmetica e la storia, le mise a disposizione la biblioteca e l'abituò a vestirsi da ragazzo, abiti più pratici per le corse nei prati, le passeggiate nei boschi e per la caccia.
    La nonna, che suonava bene il clavicembalo e sapeva cantare, le insegnò la musica. Con la nonna, Aurore passava anche alcuni mesi a Parigi, andando a trovare la madre e apprendendo la danza e il disegno, ma i difficili rapporti tra suocera e nuora fecero sì che questi incontri si diradassero con il tempo: «Io mi dicevo che mia madre non mi amava quanto io amavo lei; ero ingiusta in questa circostanza, ma in fondo era la rivelazione di una verità che ogni giorno che passava doveva confermare. Mia madre provava per me, come per tutti gli esseri che ella aveva amato, più passione che tenerezza».
    Nel 1816 Hippolyte fu arruolato tra gli ussari: rimasta sola nel castello di Nohant, la malinconia prese Aurore che sentendo nostalgia della madre, entrò in conflitto con la nonna, la quale pensò allora che fosse venuto il momento di mettere la nipote a pensione nel convento parigino delle Agostiniane inglesi.
    Vi entrò il 12 gennaio 1818, «senza paura, senza rimpianti e senza ripugnanza».
    Qui Aurore progettò di farsi suora ma i suoi precettori compresero che si trattava soltanto di fantasie di adolescente e la nonna, venuta a conoscenza di quella che sembrava una crisi mistica della nipote, nell'aprile del 1820 decise di riportare Aurore a Nohant:
    «questa notizia mi cadde addosso come un colpo di fulmine, nel mezzo della più perfetta felicità che io avessi gustata nella mia vita. Il convento era divenuto il mio paradiso in terra».
    Provetta cavallerizza, Aurore trascorreva a Nohant lunghe ore in sella di Colette, la sua cavalla: «Dovevamo vivere e galoppare insieme per quattordici anni».
    Facevano puntate nel vicino paese di La Châtre, dove ormai Aurore era guardata, tranne che alcuni amici d'infanzia, come una signorina nobile con la quale tenere rapporti di formale rispetto, con qualche mormorio di disapprovazione per la libertà, giudicata eccessiva, di cui Aurore godeva: si vestiva da uomo, fumava e si permetteva di dare del tu anche a personaggi illustri.
    La nonna, con l'avanzare degli anni, si stava spegnendo lentamente e un ictus la rese quasi incosciente.
    Madame Dupin morì il 26 dicembre 1821 e le sue ultime parole, a dire di George Sand, furono per lei: «Tu perdi la tua migliore amica».

    Il matrimonio, La figlia Solange
    Aurore era così divenuta erede della proprietà di Nohant.
    La madre riportò Aurore a Parigi, nella casa di rue Neuve-des-Mathurins.
    L'estrema malinconia in cui era caduta la figlia convinse la madre, nella primavera del 1822, a condurre Aurore a passare alcuni mesi di vacanza nel castello di Plessis-Picard, presso Melun, tenuto da una coppia di amici, i coniugi Roëttiers.
    Qui Aurore fece conoscenza con il giovane barone Casimir Dudevant (1795-1871), il quale un giorno le chiese direttamente la mano, gesto non conforme alle regole stabilite, che tuttavia piacque ad Aurore: «Trovai sincerità nelle sue parole e nel suo modo di essere.
    Non mi parlava mai d'amore e confessò di essere poco disposto alla passione improvvisa, all'entusiasmo, e in ogni caso, era incapace di esprimerlo in maniera seducente. Parlava di amicizia a tutta prova».
    Malgrado i dubbi della madre, il matrimonio fu celebrato il 17 settembre 1822 e gli sposi si trasferirono a Nohant, dove Dudevant divenne formalmente l'amministratore della tenuta. Il barone Casimir era in realtà una persona semplice, con interessi molto diversi da quelli della giovane moglie: egli amava la caccia, disprezzava i libri e la musica lo annoiava profondamente.
    Aurore finì con il sentirsi sola con il figlio Maurice, nato il 30 giugno 1823.
    Nonostante dicesse di adorare il marito, Aurore si mostrava felice solo con gli amici Roëttiers, a Plessis; questa situazione venne notata anche dal barone Casimir.
    La ragazza volle poi passare qualche settimana anche nel suo vecchio convento delle Agostiniane.
    In cerca di distrazioni dalla monotonia della loro vita in comune, nel 1825 i due coniugi passarono mesi in una proprietà della famiglia Dudevant in Gascogne, poi soggiornarono nei Pirenei, a Cauterets, dove Aurore conobbe Zoé Leroy, che le presentò un giovane magistrato di Bordeaux, Aurélien de Sèze (1799-1870): questi fu il primo amante di Aurore, con il quale ebbe un'avventura breve ma decisiva per le sorti del suo matrimonio.
    Aurore gli scriveva: «Nessuno parla come voi, nessuno ha il vostro accento, la vostra voce, il vostro sorriso, il vostro spirito, il vostro modo di guardare le cose e di esprimere le idee. Nessuno tranne me, Aurélien».
    Tornati a Nohant, stabilirono di vivere in stanze separate, ignorandosi a vicenda. Mentre Aurore riprese a frequentare i suoi vecchi amici di La Châtre, Casimir preferì la compagnia delle bottiglie di vino, dividendole con Hyppolite, il fratellastro di Aurore.
    Il barone passò poi a rapidi amori con le serve del castello, mentre il 13 settembre 1828 ad Aurore nasceva la seconda figlia Solange (1828-1899), quasi certamente dall'amico di La Châtre Stéphane Ajasson de Grandsagne (1802-1845).
    Tuttavia Aurore desiderava cambiare vita, andando a Parigi per impegnarsi, lavorare e dare libero sfogo alla sua passione per la letteratura: la ragazza aveva già scritto, nel 1829, un romanzo, "La marraine", che sconfessò e fu pubblicato soltanto postumo.
    Si accordò con il marito, lasciandogli la gestione e l'usufrutto dei beni di Nohant in cambio di una rendita di 3.000 franchi, riservandosi di trascorrere metà dell'anno a Nohant con i figli Maurice e Solange.

    Da Aurore Dupin a George Sand
    Aurore si stabilì nel gennaio 1831 a Parigi, andando a vivere insieme con il ventenne giornalista Jules Sandeau al Quai Saint-Michel 25.
    Entrambi collaborarono al giornale Le Figaro, scrivendo romanzi in collaborazione e firmandoli con lo pseudonimo «J. Sand»: i primi furono "Le Commissionnaire" e "La Rose et Blanche", usciti nel dicembre 1831.
    Le prime considerazioni della critica le ebbe grazie alla pubblicazione, nel maggio dell'anno seguente, del romanzo "Indiana", scritto dalla sola Aurore utilizzando lo pseudonimo «G. Sand»: il successo fu notevole e a Parigi s'incominciò a parlare con interesse e curiosità di questo nuovo «scrittore».
    L'uso di uno pseudonimo maschile per una scrittrice non era affatto una scelta originale; ciò era dovuto alla diffidenza che il pubblico medio provava nei confronti di una donna, pregiudizialmente ritenuta, proprio in quanto tale, artista di qualità inferiore.
    Quanto al vestirsi da uomo, oltre a essere più economico, come ella stessa confessa nelle sue Memorie era anche un modo per poter frequentare luoghi interdetti alle donne.
    Non si trattava di un fenomeno di travestitismo sessuale e di un'aperta dichiarazione di lesbismo; piuttosto, rimanendo la sua identità sessuale generalmente riconosciuta, era anche un modo di manifestare la propria volontà di indipendenza da ogni pregiudizio e il rifiuto del conformismo in nome della libertà dello spirito.
    «Presi subito, senza tante ricerche, il nome di George [...] che cos'è un nome nel nostro mondo rivoluzionato e rivoluzionario? Un numero per coloro che non fanno niente, un'insegna o una divisa per coloro che lavorano o combattono. Io me lo sono fatto da sola, con la mia fatica».
    Del lesbismo di George Sand si parlò, ma senza alcuna prova decisiva, a proposito della sua frequentazione con Marie Dorval (1798-1849), un'attrice di grande temperamento drammatico, tra le più apprezzate all'epoca.
    Di essa George Sand scriveva a un'amica: «Posso dirti che ne sono folle, senza togliere nulla alla mia tenerezza per te».
    Le affidò nel 1840 il ruolo da protagonista nel suo dramma "Cosima ou la haine dans l'amour".
    La Dorval, già amante di Alfred de Vigny, si legò poi con Jules Sandeau.
    Nell'aprile del 1832 George Sand, che divenne suo nome anche nella vita, portò con sé da Nohant a Parigi la figlioletta Solange.
    Nello stesso tempo, il rapporto con Jules Sandeau si era raffreddato: in ottobre, la Sand si trasferì in Quai Malaquais, nella cosiddetta "mansarda blu", e nel marzo 1833 formalizzò la rottura sentimentale e letteraria con Jules.
    Lo stesso anno uscì "Lélia", che divenne il romanzo dello "scandalo", definito "abominevole" dallo scrittore Jules Janin nel Journal des Débats, in quanto tratta di una donna che si dichiara apertamente inappagata dai suoi amanti.

    Vita sentimentale
    Dopo Sandeau, George Sand ebbe alcune brevi e infelici storie sentimentali, prima con Prosper Mérimée, poi con Alfred de Musset, relazione appassionata e tempestosa, con reciproci tradimenti; i due si erano conosciuti nel giugno del 1833 presso amici comuni quando Musset, dopo aver letto "Lélia", le scrisse di essere innamorato di lei.
    A dicembre partirono insieme per l'Italia: a Genova George Sand si ammalò di una malattia che trascinò fino a Venezia, dove alloggiarono dal 1º gennaio 1834: George passava a letto le sue giornate, curata dal giovane medico veneziano Pietro Pagello, mentre Musset passava le notti con alcune prostitute.
    Tuttavia anche il poeta contrasse il tifo, che gli procurò febbre altissima e allucinazioni e venne assistito da George e da Pagello, che intanto era divenuto amante della scrittrice.
    Una volta che fu guarito e si rese conto della nuova situazione, in maggio Musset tornò subito in Francia, mentre la Sand, affittato un appartamento a Venezia, lavorò a nuovi romanzi, come "Leone Leoni", "André", "Le Secrétaire intime", "Jacques" e le "Lettres d'un voyageur", continuando la relazione con Pagello.
    In agosto, Sand e Pagello partirono insieme per Parigi; tuttavia il medico veneziano non era convinto della storia con George Sand e, in particolare, del trasferimento in Francia, in ambienti ai quali si sentiva estraneo; così, qualche mese dopo, ritornò definitivamente a Venezia.
    Musset e George Sand si legarono nuovamente, poi si lasciarono definitivamente nel marzo del 1835: di questo intenso rapporto resta l'epistolario e il racconto della loro vicenda fatto dalla Sand nel romanzo "Elle et lui".
    Inoltre George Sand aveva preso la decisione di divorziare dal marito, rivolgendosi nel 1835 all'avvocato Michel de Bourges.
    La causa con il barone Dudevant si concluse positivamente con il divorzio, dichiarato il 16 febbraio 1836.
    Affascinante conversatore, de Bourges aveva subito sedotto la scrittrice ed ebbe una funzione decisiva a formare e indirizzare i suoi interessi politici verso le idee democratiche radicali.
    La Sand fu travolta dalla personalità di questo avvocato e gli propose di vivere con lei, ma la loro relazione durò solo un anno, ostacolata dal fatto che de Bourges era sposato e non intendeva abbandonare la sua famiglia.
    Moderna ricosruzione ipotetica del doppio ritratto raffigurante George Sand e Fryderyk Chopin. L'originale, dipinto da Delacroix, fu tagliato e ridotto alla fine dell'Ottocento: di esso rimangono i singoli ritratti, separati.
    La rottura con de Bourges fu dolorosa ma la Sand si consolò con diversi brevi amori; si legò con Félicien Mallefille (1813-1868), il precettore el figlio Maurice a Nohant nel 1837, fino a quando conobbe Fryderyk Chopin, famoso musicista già malato di tubercolosi e reduce a sua volta dalla rottura del fidanzamento con la ricca ereditiera Maria Wodzinska.
    La loro relazione ebbe inizio nell'estate del 1838: George, il figlio Maurice e Chopin partirono in novembre per Palma di Maiorca e di qui raggiunsero poi la certosa di Valldemossa.
    Tornati a Marsiglia nel febbraio del 1839, vi rimasero per tre mesi, per ripartire in giugno per Nohant.
    Sand confessò di aver avuto per l'artista "una sorta di adorazione materna", e la loro convivenza si stabilì con la presenza costante dei suoi due figli, sia a Nohant sia a Parigi.
    Chopin non si trovava a suo agio con gli amici frequentati da Sand in quel periodo, quasi tutti repubblicani e socialisti, e la sua salute delicata lo rendeva instabile e apparentemente capriccioso.
    Si è detto che il protagonista del romanzo pubblicato dalla Sand nel 1847, Lucrezia Floriani, il principe Karol, "esclusivo nei suoi sentimenti e nelle sue esigenze", celasse la figura del musicista, ma la Sand smentì la circostanza.
    I difficili rapporti tra Maurice e Chopin e la malcelata attrazione di questi per Solange contribuirono a porre fine alla relazione. Quando il figlio minacciò di lasciare la famiglia, la madre si oppose fermamente:
    «Questo non poteva e non doveva succedere. Chopin non accettò il mio intervento legittimo e necessario. Abbassò la testa e disse che non l'amavo più».
    Chopin lasciò Nohant nel novembre del 1846 per ritornare a Parigi; la relazione con Sand durò comunque fino a quando Solange sposò nella primavera del 1847 lo scultore Jean-Baptiste Clésinger: lo stesso Clésinger fu l'autore del monumento funebre di Chopin nel cimitero di Père-Lachaise.
    La Sand rivide per l'ultima volta il musicista nel marzo del 1848: «Strinsi la sua mano tremante e ghiacciata. Volevo parlargli, lui scappò via».
    Le lettere che i due amanti si scambiarono furono distrutte da George Sand.

    L'impegno politico
    Originaria di una famiglia bonapartista, senza aver manifestato precise posizioni politiche, l'incontro con Jules Sandeau e gli avvenimenti della Rivoluzione del 1830 la portarono su posizioni repubblicane.

    Mostrò anche di apprezzare le posizioni liberali di Lamennais, che aveva ripudiato le concezioni clericali della sua gioventù per abbracciare un democratismo molto avanzato, e collaborò al suo giornale Le Monde, pubblicandovi le Lettres à Marcie, nelle quali Sand prendeva posizione per l'emancipazione femminile e dimostrava una spiccata simpatia per le idee socialiste, tanto da andare oltre i programmi riformatori di Lamennais.
    Nel 1835 George Sand conobbe Pierre Leroux attraverso il quale si orientò decisamente verso il socialismo umanitario, considerato dal Leroux la vera realizzazione del primitivo messaggio evangelico, tanto da rompere i rapporti con la conservatrice Revue des Deux Mondes, con la quale la Sand collaborava.
    Con lui e con Louis Viardot fondò nel 1841 La Revue indépendante dove pubblicò i romanzi Horace, Consuelo e La contessa di Rudolstadt, e con altri la rivista di opposizione al regime di Luigi Filippo L'Éclaireur de l'Indre.
    Appoggiò i tentativi di unificare le diverse correnti del movimento operaio, scrivendo a questo proposito Le Compagnon du tour de France, ispirato alla figura dell'attivista socialista Agricol Perdiguier. Collaborò poi a La Réforme di Louis Blanc, pubblicandovi Le Meunier d'Angibault, elogiò l'Histoire de la Révolution française di Blanc, e incoraggiò i tentativi artistici di Savinien Lapointe, Charles Magu, Charles Poncy, i cosiddetti "poeti operai"; a questi ultimi, Sand dedicò i Dialogues familiers sur la poésie des prolétaires, pubblicati nel 1842 sulla Revue indépendante.
    Questi inoltre fornirono inoltre il modello di alcuni personaggi dei romanzi di George Sand; ne "La palude del diavolo" (La mare au diable) e ne "Les maîtres sonneurs" viene sottolineato e contrapposto l'ozio infingardo e l'immoralità dei grandi proprietari alla dignitosa laboriosità dei modesti artigiani.
    Sand, come il figlio Maurice, che era all'epoca il sindaco di Nohant, fu favorevole alla Rivoluzione parigina del febbraio 1848, che aveva proclamato la Repubblica, vedendola come l'espressione di una rigenerazione di massa.
    Ma la rivoluzione non chiedeva soltanto un cambiamento istituzionale, ma rivendicava invece anche profonde riforme sociali e, nella contrapposizione dell'anima popolare rivoluzionaria a quella borghese riformista, la Sand prese posizione a suo modo:
    «Sono comunista così come si era cristiani nell'anno 50 della nostra era. Il comunismo è per me l'ideale delle società in progresso, la religione che vivrà tra qualche secolo. Non posso dunque aggrapparmi a nessuna delle formule di comunismo attuali, perché esse sono tutte piuttosto dittatoriali e credono di potersi affermare senza il concorso dei costumi, delle abitudini, delle convinzioni. Nessuna religione si stabilisce con la forza».
    Quando Eugénie Niboyet, redattrice del giornale La Voix des femmes, avanzò la sua candidatura alle prossime elezioni per l'Assemblea Nazionale Costituente, Sand rifiutò, esprimendo con una lettera aperta tutti limiti del suo già moderato femminismo.
    Dichiarò che le donne facevano bene ad appoggiare la rivoluzione e le profonde riforme che si volevano introdurre, ma esse non avrebbero dovuto impegnarsi in prima persona. Nella sua valutazione, la condizione della subordinazione femminile riguardava soltanto le donne sposate, che proprio con il matrimonio venivano a cadere sotto la dipendenza del marito:
    «Essendo la donna sotto la tutela e nella dipendenza dell'uomo nel matrimonio, è assolutamente impossibile che presenti garanzie d'indipendenza politica, a meno di spezzare individualmente e nel disprezzo di tutte le leggi e dei costumi, questa tutela che i costumi e le leggi consacrano. Dirò tutto il mio pensiero su questo famoso affrancamento della donna di cui si è tanto parlato in questi anni. Credo sia facile e immediatamente realizzabile, nella misura in cui lo comporta lo stato dei nostri costumi. Consiste semplicemente nel ridare alla donna i diritti civili che solo il matrimonio le sottrae, che il celibato solo le conserva: errore detestabile della nostra legislazione che pone effettivamente la donna nella cupida dipendenza dell'uomo, e che fa del matrimonio una condizione d'eterna minorità».
    Si dichiarò pessimista sulla possibilità di sopravvivenza della Repubblica, sia per le divisioni nel campo repubblicano, sia per la permanenza, nella popolazione delle campagne, soprattutto, di idee profondamente conservatrici che le elezioni a suffragio universale maschile avrebbero confermato. Con Viardot pubblicò la rivista La Cause du peuple e, nel Bulletin de la République, il 15 aprile, alla vigilia delle elezioni, scrisse di essere favorevole a mantenere con le armi il governo provvisorio repubblicano-socialista anche in caso di sconfitta elettorale.
    Le elezioni segnarono infatti il successo delle forze moderate, repubblicane e monarchiche, che ottennero così la maggioranza nell'Assemblea nazionale. Il popolo parigino non accettò la sconfitta elettorale e insorse per difendere la Rivoluzione: il 15 maggio 1848 i manifestanti invasero l'assemblea, minacciando i deputati conservatori.
    La reazione non si fece attendere e i dirigenti repubblicani e socialisti furono arrestati, mentre George Sand poté ritirarsi a Nohant indisturbata.
    Il massacro guidato dal generale Cavaignac, conseguente a una nuova rivolta provocò migliaia di morti e di arrestati:
    «Sono desolata, non ho bisogno di dirvelo, e non credo più nell'esistenza di una repubblica che comincia con l'uccidere i suoi proletari. Ecco una strana soluzione al problema della miseria [...] Da maggio, mi sono messa in prigione da sola, nella mia casa».
    Divenuta una Repubblica presidenziale con l'elezione di Luigi Bonaparte, la Sand apparve rassegnata agli eventi:
    «Sono ridivenuta molto calma, non so nemmeno perché. È successo vedendo la gran de maggioranza del popolo votare per Luigi Bonaparte. Mi sono sentita come rassegnata di fronte a questa volontà del popolo che sembra dirci - "Io non voglio andare più presto di così, e prenderò il cammino che preferirò" - Così io ho ripreso il mio lavoro come un buon operaio che torna ai suoi impegni».
    Era anche difficile reagire nel solo modo in cui ella avrebbe potuto esprimersi al meglio, con gli scritti, dal momento che in Francia era calata una pesante censura: «Non mi è possibile scrivere nei giornali il minimo articolo di insegnamento in questo momento. Appena appena, e lasciando molta della mia pelle nelle cesoie della censura, posso tentare qualcosa in teatro. È una predicazione sotto altra forma».
    Dopo il colpo di Stato di Napoleone III, Sand chiese e ottenne dall'Imperatore due udienze, ottenendo solo qualche riduzione di pena per alcuni detenuti, esponendosi per altro a diverse critiche dai suoi amici, per essersi piegata a trattare con il dittatore, alle quali la Sand rispose di non aver mutato affatto le proprie idee e di non essersi guadagnata alcun trattamento di favore dal nuovo Regime; tuttavia la scrittrice si adeguò al conformismo diffuso che fu una caratteristica dell'opinione pubblica del Secondo Impero.
    L'unica presa di posizione, in parte contro-corrente, nell'Impero corrotto e clericale di Napoleone III e dell'imperatrice Eugenia, fu l'attacco portato dalla Sand al potere pontificio.
    Sostenuta in questo dal principe Napoleone Giuseppe, cugino dall'Imperatore, moderatamente liberale e anticlericale, pubblicò i romanzi Daniella nel 1857 e Mademoiselle La Quintinie nel 1863.
    George Sand individuò nella Chiesa cattolica un pericoloso potere che, cercando di imporre «verità» dogmatiche e indiscutibili, attentava alle libertà individuali. La Chiesa reagì nel 1863 mettendo all'Indice tutte le sue opere.

    Gli ultimi anni: la Comune
    Nel suo ritiro di Nohant, George Sand passò il Natale del 1849 con l'incisore Alexandre Manceau (1817-1865), invitato dal figlio Maurice: contro i desideri dello stesso Maurice, Manceau fu l'ultimo amante e compagno di vita della scrittrice, oltre che suo segretario.
    Da una sua incisione, Thomas Couture trasse il ritratto della Sand e fu anche illustratore del libro di Maurice Dudevant Masques et bouffons. Egli tenne anche, dal gennaio 1852, un diario della sua vita in comune con la Sand, che questa continuò dopo la morte del suo compagno.
    Nel 1864, dopo quattordici anni di convivenza a Nohant, Maurice gli chiese di lasciare la villa per far posto a sua moglie Lina Calamatta.
    George Sand volle allora seguire il suo compagno, lasciando Nohant per stabilirsi con Manceau nella sua casa di Palaiseau: qui l'incisore, malato di tubercolosi, morì il 21 agosto 1865.
    Tornò poi a Nohant, da dove non si mosse che raramente per qualche viaggio a Parigi o per visitare Gustave Flaubert nella sua residenza di Croisset.
    Nel 1870, l'incoscienza di Napoleone III portò la Francia in guerra con la Prussia, fra l'apparente entusiasmo di molti francesi; George Sand era tuttavia piuttosto scettica: «Se questo bell'entusiasmo fosse sincero, Parigi è pazza. Capisco lo sciovinismo, quando si tratti di liberare un popolo, come la Polonia o l'Italia, ma tra Francia e Prussia, in questo momento c'è solo una questione di amor proprio, cioè chi abbia i fucili migliori».
    Alla sconfitta di Sedan, il 4 settembre 1870 Parigi proclamava la Repubblica: George Sand criticò il radicale Léon Gambetta, che intendeva proseguire a ogni costo la guerra contro i prussiani, che continuavano l'avanzata verso Parigi, appoggiando l'anti-giacobino e conservatore Adolphe Thiers.
    Firmato un armistizio che salvava Parigi dall'occupazione prussiana, i francesi andarono alle urne per eleggere la nuova Assemblea nazionale, che diede al paese una maggioranza conservatrice, formata da monarchici e repubblicani moderati, mentre Parigi si confermava giacobina e socialista. Capo del governo, che si costituiva a Versailles, per timore dei parigini, diventava Thiers, con soddisfazione della Sand, che sperava che questi evitasse tanto il ritorno dei monarchici quanto il trionfo della sinistra.
    Il primo provvedimento di Thiers fu quello di disarmare la capitale, dove la Guardia nazionale era schierata a favore dei radicali.
    Al tentativo di Thiers, Parigi insorse e il 28 marzo 1871 proclamò la Comune. I giorni del 1848 erano ormai lontani per la Sand, che allora aveva ammesso il diritto di Parigi di difendere la sua rivoluzione contro il voto della Francia contadina e tradizionalista: condannò l'uccisione dei cinquanta ostaggi della Comune, e giustificò il massacro di 30.000 parigini ordinato da Thiers ed eseguito da MacMahon.

    La morte
    Tornò a collaborare con la Revue des Deux Mondes, pubblicandovi nel 1871 Le Journal d'un voyageur pendant la guerre e cominciò a pubblicare articoli nella rivista protestante Le Temps. La tragedia di Parigi aveva lasciato un segno profondo; infatti i suoi amici di un tempo in parte si erano distaccati, altri erano morti, e Sand s'isolò nel confortevole rifugio di Nohant:
    «È il momento di raccogliersi, di obbedire al proprio sentimento individuale, di sfuggire all'ebbrezza collettiva e di esprimere ciò che si ha dentro isolandosi da ogni influenza esterna del momento».
    Era consapevole che la sua ispirazione si era inaridita e che ormai scriveva di tecnica e di esperienza: «La facilità aumenta con l'età, perciò io non mi permetto di lavorare più di due o tre mesi all'anno, altrimenti diventerei meccanica e credo che i miei prodotti mancherebbero della necessaria consapevolezza».
    Dedicò alle nipoti le Novelle di una nonna (Contes d'une grand-mère).
    La sua salute, superati i settant'anni, si mantenne comunque buona; soltanto negli ultimi mesi cominciò a soffrire di violenti dolori intestinali: «mi domando dove sto andando e se non bisogna aspettarsi una rapida partenza una di queste mattine».
    Un'occlusione intestinale le fu fatale e George Sand, dopo una lunga agonia, si spense l'8 giugno 1876.
    Per volontà della figlia Solange ebbe funerali religiosi, che le furono concessi con qualche perplessità dall'arcivescovo di Bourges, e fu sepolta nel piccolo cimitero di Nohant.
    Fonti: Wikipedia



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