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"LA DEA DOPPIA"
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Le raffigurazioni artistiche che rappresentano due donne nella stessa immagine, spesso in un unico corpo con due teste, sono state
scoperte in luoghi di civiltà "primitive" sparsi in tutto il mondo, dal Mediterraneo, al Tibet, al Messico.
Tali figurine sono state chiamate Dee Doppie e collegate ai culti della Dea Madre, in quanto eredità delle più antiche culture del neolitico.
L'autrice interroga il significato di questo simbolo, anche per le donne di oggi, aiutandoci a espandere la comprensione dell'antica
autonomia e sovranità duale condivisa al femminile.
Il libro è illustrato con oltre 150 immagini di tale antichissima icona che rappresenta un archetipo fondamentale per la spiritualità
femminile.
"La dea doppia è un archetipo del passato che rappresenta l'idea della sovranità femminile, in un contesto di antichi lignaggi sciamanici
caratterizzati da principi e pratiche di donne, che formarono la struttura organizzativa delle più antiche culture del mondo prima del
patriarcato.
Scolpite nella pietra, nell'osso, nell'argilla, dipinte sui muri o forgiate come vasi, queste immagini di donne gemelle spesso condividono
un unico corpo, altre presentano una donna con due teste, altre ancora hanno i fianchi congiunti con quattro seni chiaramente delineati.
Gemelle che si generano e rinnovano l'un l'altra, l'icona della dea doppia esprime in modo positivo, salutare e dinamico i poli duali
della nostra natura: vita e morte, luce e tenebra, ovulazione e mestruazioni, ossia quello che l'autrice chiama "la nostra intensa e
singolare esistenza bipolare", esortandoci a ripensare quanto ha di prezioso la nostra condizione biologica e ad attingere alla potente
corrente sotterranea dell'energia femminile "che fluisce là dove siamo dai tempi più antichi fino a oggi".
Dee, sacerdotesse, regine, sciamane, guerriere, streghe, donne; co-governatrici, leader religiose e temporali, amanti, sorelle, amiche,
madri e figlie, tutte, ugualmente, sono contenute nell'archetipo della dea doppia, che, come in uno specchio, si riflette nell'intimità del
vincolo femminile.
Sono donne che condividono lo stesso lignaggio, la stessa trasmissione della proprietà e della conoscenza, attraverso la linea femminile di
madre in figlia.
Donne che si identificano in donne, donne che condividono il potere e che ci forniscono un modello femminile egualitario di convivenza,
scambio, fiducia, amore, esortandoci ad acquisire nuove capacità l'una dall'altra.
Non solo, esse ci forniscono anche un modello femminile di governo: le regali regine che siedono sul trono, fianco a fianco, in posizione di
potere, o il corteo della Dea, seguita da due regine, in una cerimonia intesa a conferire la regalità all'uomo che sta in piedi di fronte a
lei, sono immagini di grande potenza, che ci rimandano a un tempo in cui i re ricevevano la loro legitttimazione dalle sacerdotesse che
impersonavano la Dea.
Queste testimonianze ci giungono da molte parti del mondo e da culture di differenti periodi: dal Neolitico, dall'età del Bronzo, dal
periodo classico; dall'Africa del Nord, dall'Asia Centrale, dal Medio Oriente, dall'India, dal Tibet, dall'Antica Europa e dalle aree del
Mediterraneo e dell'Egeo, e ci suggeriscono l'esistenza di un coerente lignaggio femminile, forse mai interrotto, che si è espresso nei
millenni attraverso tortuosi legami di pratiche sciamaniche, rituali estatici e linguaggi in codice.
Una sorta di lingua segreta, sepolta nel passato e nascosta nella storia recente: nelle arti tessili femminili con la loro storia dei
tessuti, nell'arte popolare con i suoi canti e le sue danze, nelle tecniche di guarigione con i loro rimedi curativi e poteri magici,
nelle facoltà oracolari e profetiche.
Una complessa interconnessione di energia psichica, di correnti energetiche sottili invisibili che, alterando il nostro ordinario stato
di coscienza, può elevarci non solo a una maggiore consapevolezza di noi stesse e della nostra libertà, ma conferirci potere e agirlo sulla
realtà ordinaria di tutti i giorni.
Se per vent'anni e più, come fa notare l'autrice, una parte della cultura femminista ha tentato di ricostruire un modello funzionale
ispirato alle culture nutritive egualitarie e pacifiche che veneravano la dea, e che precedettero l'assalto del patriarcato 5000 anni fa,
manca a quella ricostruzione il "potentissimo sistema di guerra e di difesa sciamanico, che può essere (e quasi certamente fu) messo in atto
attraverso azioni magiche e soprannaturali".
Come dire: " Se avessimo ancora la capacità di camminare sull'acqua, di volare nell'aria, di passare senza ostacoli attraverso muri solidi,
penso che difficilmente le donne oggi starebbero sveglie la notte col timore di violenze maschili fortuite e deliberate".
Potrebbero sembrare vaneggiamenti, visionarietà gratuite, ma le nostre potenti tecnologie che modificano il regime della temporalità e
delle nostre azioni - oltre a complicare terribilmente le nostre condizioni di vita su questo pianeta - sono forse qualcosa di diverso
dall'antica magia messa in atto per millenni da dakini, sciamane, menadi, variamente descritte dalla cultura popolare ora come orchesse,
gigantesse, ora come fate, streghe o "donne che camminano nel cielo"? Forse, quelle magie si rivolgevano a una sfera di azioni più consone
a un modello di energia femminile, più dirette e intuitive, basate sulla terra e il corpo, e maggiormente volte verso una conoscenza
"costruttiva" che privilegiava la guarigione e il benessere del corpo e dell'anima, il sapere come percezione e comprensione della realtà
infinita che ci abita, la capacità di influenzare la natura e gli eventi climatici, la beatitudine, l'estasi e, perché no, la comprensione
del sistema di guerra e di difesa. Alla luce dell'oggi, quelle antiche tecnologie, per quanto non esenti da riti di iniziazioni a volte
macabri e violenti, erano più rispettose dei nostri bisogni e desideri, e del mondo visibile e invisibile che ci circonda.
Perché non attingere a questa memoria che è iscritta nelle nostre cellule e rivitalizzarne il potente immaginario: le figure, i simboli,
gli oggetti, le cerimonie e i rituali, le pratiche, le rappresentazioni?
Questo sembra essere l'invito rivoltoci dall'autrice con l'icona della dea doppia che, con il suo manifesto significato di egualitarismo e
intimità psichica, ci fornisce un modello dinamico di incontro paritario fra donne per conferirsi potere, e "salvare quello che amiamo,
come devono aver sempre fatto le guerriere e le sacerdotesse dei tempi passati", in linea con l'antico lignaggio femminile, l'autonomia e
la condivisione della sovranità.
fonte: www.women.it