"Mi chiamo Bisonte che corre"
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"MI CHIAMO BISONTE CHE CORRE"
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In tal senso, Enzo Braschi racconta la sua infanzia povera ma dignitosa, le sue prime esperienze nel mondo dell'arte, gli anni della dura gavetta dolorosamente vissuti al fine di raggiungere la propria affermazione nell'ambiente dello spettacolo, fino alla presa di coscienza di un sempre più crescente vuoto e disagio personali che riesce a gettarsi dietro le spalle solo attraverso l'amore per l'antica cultura dei nativi Americani, i cosiddetti indiani, prima imparandola sui libri, quindi vivendola sul "campo", partecipando a sacre cerimonie che gli svelano la loro profonda spiritualità che per sempre cambierà la sua vita.
"Mi chiamo bisonte che corre" è dunque la storia toccante, poetica, commovente, ma soprattutto vera, di un nuovo Ulisse prepotentemente spinto a fare ritorno alla sua casa, le sue radici, la sua patria, non più Itaca, ma quella che ii Lakota Sioux, i Cheyenne, i Blackfoot, gli Apaches, gli Hopi, e via dicendo, chiamano semplicemente la "nostra sacra madre terra".